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Decesso successivo ad una frattura al polso? Per il perito del Tribunale di Lecce si deve escludere un nesso con le cure dei medici

venerdì 25 gennaio 2013 - Non si può ravvisare alcun nesso causale fra il decesso ed eventuali colpe dei medici. Sono le conclusioni contenute nella perizia esposte nella giornata di ieri in sede di incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Antonia Perrone.

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L’ 81enne, di San Cesario, morì dopo tre ricoveri per una frattura al polso sinistro il 9 febbraio scorso. E per questo presunto caso di malasanità, nel fascicolo, sono stati iscritti i nomi di sette medici in servizio tra Lecce e Nardò con l’accusa di concorso in omicidio colposo. A dire dei parenti, il calvario della 81enne ebbe inizio il 14 giugno del 2011 quando la Perrone si ruppe accidentalmente il polso sinistro riportando una frattura. I medici del reparto di Ortopedia del “Vito Fazzi” furono costretti ad applicarle un’ingessatura prima di dimetterla e rimandarla a casa. Sempre secondo quanto denunciato dai familiari dell’anziana, cinque giorni dopo, l’81enne accusò un arresto cardio-circolatorio e venne trasferita d’urgenza, in stato comatoso, presso il nosocomio del capoluogo. La Perrone fu ricoverata e sottoposta a varie visite specialistiche e ad alcuni accertamenti ma le sue condizioni, da quel momento in poi, si sarebbero aggravate sempre di più. Il 30 giugno, infatti, l’anziana sarebbe stata trasferita e ricoverata presso il reparto di Geriatria del “Sambiasi” di Nardò e, dopo una degenza durata quattro mesi e mezzo, il 10 novembre del 2011, venne affidata alle cure di una struttura privata di Copertino. Il decesso al terzo mese di ricovero nella clinica.